SF capitolo 2, occhi

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Royce93
view post Posted on 8/8/2010, 20:16




Le 12 ore di volo furono noiosissime ci addormentammo tutti per circa 8 ore a testa, chi più chi meno. Io ammazzai le restanti ore guardando un film che stavano proiettando: Troy. Quel film mi era sempre piaciuto sin da quando lo vidi la prima volta. Mi piaceva la parte dell'eroe Achille.
Atterrammo al William R Fairchild Internetional Airport che erano le 22.48.
Mentre scendevamo pensai alla nuova vita che li avrei condotto. Pensai subito che sapevo parlare molto bene l'inglese, come tutti del resto, e che non avrei avuto problemi a integrarmi. Pensai anche che avrei dovuto allenare il giovane Nicholas. Mi stava particolarmente a cuore quel ragazzo, cosi timido ma anche combattivo quanto bastava. Sorrisi al pensiero: si, avrei forgiato un nuovo membro del branco, e a quel pensiero mi sentii orgoglioso di me stesso.
Venni riportato alla realtà dallo strattone che Alex mi diede.
<<ma che ti sei addormentato? Muoviti!>> e con lui mi affrettai a scendere.
Appena fuori ci preoccupammo di recuperare i nostri bagagli.
Li trovammo tutti fortunatamente e li trascinammo su dei carrelli. I miei li portai a mano. Usciti dall'aeroporto un taxi si fermo davanti a noi sgommando.
<<ma che diamine fa??>> chiesi infastidito dal gesto del conducente di quello strano taxi bianco. Non ne avevo mai visti di simili, questo era più lungo di uno normale, evidentemente poteva contenere più persone. Il finestrino si abbassò e appari la figura di un ragazzo sui venticinque.
<<benvenuti amici miei! Io sono Fabian e vi accompagnerò nella residenza che il consiglio ha scelto per voi>>. Ci sorrise. Sembrava un tipo simpatico infondo. Scese dalla macchina e aprì il portabagagli e ci aiuto a farli entrare tutti.
<<accidenti ma cosa vi siete portati dietro la città intera?>> ci chiese sbalordito dal gran numero di bagagli. Noi ci guardammo negli occhi e all'unisono rispondemmo <<si!>> scoppiando a ridere successivamente. Salimmo tutti dentro il taxi che partì sgommando come era venuto. Camminava abbastanza veloce zigzagando tra le auto. Io vedevo tutte le luci delle insegne scorrere veloci e rimasi ammaliato e un po' triste.
“Nuova città nuova vita” dissi tra me e me.
L'auto si fermo in un vicolo cieco dopo una buona ora di viaggio. L'ultima casa sulla sinistra era un enorme villa. Aveva un recinto a circondarla e vi si poteva arrivare sia dalla strada che avevamo percorso sia tramite la traversa prima. Era molto raffinata e maestosa. La cosa che mi colpi è che il recinto del giardino posteriore confinava con l'inizio della foresta, e che il giardino era nascosto dalle due ali laterali della villa. Tutti noi eravamo attaccati ai finestrini per ammirare l'enorme struttura.
<<em...questo è tutto nostro??>> chiese Nicholas deglutendo e tutti ci girammo verso Fabian. Il ragazzo tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi, e ce lo sventolò davanti agli occhi sorridendo.
<<be questa volta il consiglio vi ha voluto ringraziare per i servigi da voi prestati alla comunità in questi anni di continui spostamenti e lo ha voluto fare con questo!>> disse continuando a muovere le chiavi. Noi ci guardammo in faccia tutti quanti.
<<si!>> gridammo all'unisono e io allungai la mano strappando le chiavi dalla mano tozza di Fabian.
<<ringrazia il consiglio da parte nostra...questa volta si è impegnato un po' di più>> dissi sarcastico e il tassista fece spallucce, evidentemente la pensava come me. Scesi aprendo lo sportello e corsi verso il bagagliaio. Lo aprii e ne tirai fuori i miei due bagagli, poi corsi verso l'entrata e infilai le chiavi nella serratura. Spinsi la porta di acciaio e la luce mi accecò. Feci qualche passo in avanti e mi ritrovai in un enorme stanza molto luminosa. C'erano molti neon e lampade per illuminarla il più possibile. La stanza in cui ci trovammo era un enorme salone a forma rettangolare.
Difronte a noi, in mezzo alla stanza, c'era un raffinato tavolo con sopra poggiata una scacchiera e alcune sedie intorno. Sempre davanti a noi ma sulla parete c'era un enorme camino difronte al quale si trovavano delle poltrone in pelle nera e un lungo divano. Il tutto era poggiato sopra un tappeto persiano.
Le pareti della stanza erano ricche di mensole che straripavano di libri e oggetti. Mi accorsi di un cavalletto per dipingere sulla parete destra accanto a un telescopio chiuso su se stesso.
Le pareti erano di un colore chiaro e cosi anche il parquet. Non vidi termosifoni in quella stanza quindi dedussi che il riscaldamento era a pavimento.
<<accidenti altro che casa! Se questo è solo l'ingresso immagino il resto!>>
Avanzai qualche passo fino ad arrivare nel centro della stanza. Mi voltai verso sinistra e attraverso l'arco che c'era nella parete riusci a scorgere una stanza bianca con il pavimento a mattonelle anche esse bianche. Al centro c'era un tavolo in legno chiaro con nove sedie intorno. La curiosità spinse le mie gambe ad avanzare fino a riuscire a vedere l'intero locale.
Questo, grande quasi quanto il precedente, era molto luminoso. Anche se era buio mi accorsi delle gigantesche finestre che erano coperte da tende azzurre,intonate con l'ambiente chiaro. Oltre il tavolo c'erano un infinità di pensili e di armadietti vari. La cucina era moderna tutto in legno chiaro e in acciaio. Al posto dei fornelli classici c'era una di quelle piastre che potevi vedere solo in televisione mentre facevano i programmi di cucina, il frigorifero era talmente grande che ci saremmo entrati io e Marck senza problemi di spazio. C'era anche un congelatore molto ampio.
Io rimasi a bocca aperta contemplando il tutto. La curiosità mi spinse ad aprire ogni pensile, il frigorifero e il congelatore e con mio stupore notai che erano stracolmi di provviste.
<<non ci posso credere...>> dissi.
Marck si avvicino a me e mi mise una mano sulla spalla rimanendo a guardare anche lui a bocca aperta.
<<ti prego dammi un pugno>> continuava a ripetermi.
<<questa sarà la nostra casa per il tempo che passeremo qui.>> Annunciò Andrè.
Non solo io ero rimasto sbalordito e meravigliato dall'intero complesso. Per un attimo io e Marck ci guardammo negli occhi, poi mi voltai verso il capo <<io e lui dove dormiamo?>>
L'uomo si voltò vero noi tutti e si schiarì la voce.
<<ascoltatemi bene. Dal salone si accede a un lungo corridoio a forma di “V”. Ora nella parte a nord ci sono 6 stanze e in quella parte dormiremo noi uomini e ognuno di noi potrà scegliere la stanza che preferisce. Mentre le tre stanze che si trovano difronte al salone sono delle donne...il primo che pesco in quelle camere lo facci fuori sono stato chiaro?>>
Iolanda, la ragazza con cui Andrè aveva avuto l'elska, si avvicinò al lui e gli poggiò una mano sulla spalla sorridendo.
<> la ragazza gli passò un dito sotto il mento e gli fece l'occhiolino. Noi scoppiammo a ridere mentre Andrè sbuffò.
Scambiai uno sguardo con Alex, Riccardo e Nicholas che subito capirono le mie intenzioni. Si trasformarono in un secondo senza badare ai vestiti ch e si strappavano e si precipitarono spingendosi fuori dal salone.
<<ma cosi non vale!>> disse Marck e anche lui si trasformò.
Io feci lo stesso e mi scaraventai fuori dal salone e inseguii gli altri ragazzi che avevano già aperto le rispettive porte delle camere che avevano scelto.
Arrivai tardi. Sbuffai e mi avvicinai alla penultima stanza sulla sinistra e con la zampa abbassai la maniglia ed entra.
Tornai umano e mi accorsi troppo tardi che avevo distrutto i mie vestiti senza prima levarli. In quel momento pensai all'assurdità della cosa: i vestiti si stracciavano perchè troppo piccoli per contenere un corpo enorme, ma l'intimo, stranamente, no. L'intimo, a contrario dei vestiti, spariva insieme alla forma umana ,per lasciare il posto alla folta pelliccia, come se facesse parte del nostro corpo. Risi.
Iniziai a guardare la stanza.
Notai che nella stanza abbastanza grande c'era un altra stanza più piccola.
Mi avvicinai alla porta de abbassai la maniglia tirando la porta verso me. Quella nascondeva un bel bagno molto moderno.
<<finalmente hanno cambiato idea sull'arredamento!>>
Sentii il tipico rumore di unghie che grattavano il pavimento molto velocemente. Feci appena in tempo a voltarmi quando vidi l'enorme sagoma del lupo che si buttava a peso morto sul mio letto facendo scricchiolare le molle del letto.
<<marck!>>
Lo guardai esasperato portandomi una mano sulla fronte mentre lo vedevo rigirarsi e rotolarsi sul letto.
<<cretino il letto si rompe!>>
Il lupo marrone mi guardò con una faccia da ebete tirando fuori la lingua. Scossi la testa sorridendo poi presi anche io la rincorsa e saltai addosso a lui afferrandolo per le orecchie.
Lo trascinai giù dal letto mentre si dimenava e ringhiava.
Iniziò a sgroppare per farmi cadere, ma io ero più pronto di lui e feci un salto appena lui stava per rotolarsi a terra.
Mi sedetti sul letto e lo guardai.
<<cretino sono qui!>> lo presi in giro. Lui alzò il muso e poi mi sorrise. Tornò anche lui umano e si sedette con me sul letto a una piazza e mezza.
<<mamma mia questa si che si chiama casa!>>
<<si hai proprio ragione, qui è fantastico! Anche se la nostalgia di casa si fa sentire...>> dissi un po' malinconico.
Marck mi guardo e avvertii nel suo sguardo una punta di tristezza.
<<già hai ragione... pensavo che l'aria nuova ci rinfrescasse le idee e che nella situazione tra me e Sara sarebbe cambiato qualche cosa ma...nulla..>> disse sconsolato.
Mi voltai verso di lui appoggiandogli una mano sulla spalla.
<<ancora nulla...>> ribadì.
<<secondo me è solo una cotta, ma potrebbe trasformarsi nell'elska….chissà basta aspettare...per un licantropo con un umano, anche se sono rari i casi in cui accade per preservare la specie e roba varia, è a prima vista, mentre tra licantropi è complicato...>>
<<si hai ragione devo essere più fiducioso in me stesso....>>
Gli sorrisi poi lo guardai alzarsi dal letto e stirarsi i muscoli sbadigliando.
<<io vado a dormire che ho un sonno tremendo...a domani Jack..inizia la scuola!>> disse sghignazzando uscendo dalla camera.
<<ci perseguita anche qui!>> dissi ad alta voce per farmi sentire. Vidi la porta chiudersi e rimasi qualche secondo a pensare. L'elska era molto importante e molti licantropi morivano senza mai aver trovato l'anima gemella. L'elska era il bisogno sfrenato di sentire una persona vicino a te, di sentire il suo odore, che per te diventava inconfondibile anche in mezzo a una profumeria nella quale tutte le boccette erano state rotte, il bisogno urgente di vederla ogni minuto... insomma era l'impossibilità sia fisica che mentale di stare lontano dall'oggetto d' amore.
Rimasi a pensarci su. Fino ad allora non avevo mai provato nulla, neanche una cotta. Forse ero io o forse ancora doveva nascere la creatura che riusciva a resettare il mio cervello.
Scossi la testa, non volevo pensarci. Mi alzai lentamente e mi diressi in bagno, poi infilai la testa sotto l'acqua corrente del rubinetto. L'acqua gelida colò tra i miei capelli biondo cenere facendoli appiattire sulla testa. Restai cosi qualche minuto, non saprei dire quanto dato che il freddo del liquido sembrava che scacciasse ogni mio pensiero e ogni mia paura. Bussarono alla porta e mi risvegliai dal mio strato di trance dando una testata al rubinetto. Portai una mano sulla nuca e un altra l'allungai verso l'asciugamano. Mi avvolsi la testa mentre mi incamminavo verso la porta.
<<si??>> chiesi prima di aprire dato che ero mezzo nudo.
<<apri Jack sono io.>> la voce di Andrè.
Aprii la porta e lo feci entrare. Si sedette sul letto mentre guardava ogni angolo della mia stanza.
<<molto bene! Questa volta hanno superato loro stessi!>> disse con una nota di sarcasmo che mi infastidì.
<<si hai ragione....>>
<<jack ho già parlato con gli altri e sono del mio stesso parere. Domani inizieremo tutte le nostre attività. Io andrò a lavorare insieme a Miriam e Iolanda, mentre tu, Sara, Riccardo,Marck, Alex e Nicholas andrete a scuola a iscrivervi e frequenterete le rispettive classi...>>.
Fece una pausa nella quale mi scruto per cercare di capire i miei pensieri, ma rimasi impassibile facendo scivolare le sue parole come se fosse acqua.
<<cercate di indagare ma senza dare dell'occhio, mi raccomando, altrimenti la nostra copertura salterà in men che non si dica>>.
Annuii debolmente senza dire una parola in più. Il capo cercò ancora di farmi parlare fissandomi con uno sguardo irritante, ma feci finta di nulla incrociando le braccia al petto e rimanendo impassibile. Sbuffò e dopo qualche minuto usci dalla mia stanza senza salutare e sbattendosi dietro la porta. Sbuffai anche io e mi avvicinai al letto, lo aprii e mi misi sotto le coperte.
Poggiai la testa sul cuscino cercando di trovare una posizione comoda, ma quella sera il materasso sembrava fatto di roccia...forse l'abitudine o forse erano i pensieri che tornavano a tormentarmi che rendevano tutto più scomodo.
Non sognai quella notte. Fu un sonno vuoto, nero come ormai lo erano da qualche mese.
Il sonno svani con le prime luci dell'alba. Mi svegliai controllando la sveglia che stava sul comodino vicino al letto: 6.30. Era veramente presto! Cosa mi sarei messo a fare? Pensai di alzarmi e di farmi la doccia come prima cosa. Entrai in bagno e lasciai che l'acqua si riscaldasse, poi mi infilai dentro e rimasi sotto il getto senza muovermi per una buona mezz'ora.
Mi stufai di stare li dentro e cosi iniziai a insaponarmi e a risciacquarmi, dopodiché usci asciugandomi molto velocemente, legai poi l'asciugamano alla vita e andai verso lo specchio.
Mi guardai. Quella era la prima volta che mi guardavo allo specchio dopo la partenza. Sul mio volto era cresciuta la barba che iniziava a essere poco presentabile cosi decisi di tagliarla. Le valigie erano state portate in camera, forse da Andrè, ed erano state lasciate fuori la stanza. Aprii la porta e le afferrai entrambe portandole dentro. Le misi sul letto e le aprii per cercare il beauty case dal quale tirai fuori il rasoio elettrico e la schiuma da barba. Mi diressi nuovamente in bagno mentre armeggiavo con il rasoio al quale stavo cambiando le pile, poi lo poggiai per mettere sulla mano la schiuma. Passai la mano e mi copri il volto con la schiuma poi iniziai a rasarmi. Ci impiegai molto poco e ci rimasi male, speravo di metterci molto più tempo. Lanciai un occhiata veloce alla sveglia mentre mi stavo ripulendo dai resti della rasatura. 7:25.
“Accidenti” dissi, mancava un ora. Decisi comunque di vestirmi subito e di prendere dalla valigia lo zaino riempiendolo con alcuni quaderni vuoti e un astuccio, giusto per avere qualche penna a portata di mano se fosse servito. Finito di riempire di quelle poche cose lo zaino, tornai alle valigie che ancora non avevo disfatto, tirando fuori un semplice paio di jeans chiari e una maglia a collo alto. Li era molto più freddo rispetto all'Italia ma comunque avevo un ottima temperatura corporea che mi impediva di sentire il freddo pungente. Infilai un paio di scarpe da tennis e presi il mio giubbotto di pelle nera. Afferrai lo zaino e le chiavi della stanza che trovai davanti alla porta, poi uscii chiudendo la porta a chiave. Tutto mi sembrava molto lento quella mattina, forse era l'atmosfera o il fatto che dovevo andare a scuola. Percorsi il corridoio poco illuminato dalle poche luci accese che erano state regolate con un intensità minore rispetto al resto della villa. Nella cucina c'era già un gran movimento: tutti erano seduti al tavolo che facevano colazione discutendo sul da farsi.
<<oh ecco anche Jack! Finalmente siamo tutti!>> disse Andrè molto gioviale, e la cosa mi insospettì molto. Lasciai perdere l'impressione e mi andai a sedere vicino a Marck che, a differenza mia, sembrava molto eccitato all'idea di imbarcarsi in questa nuova avventura.
<<jack come ho detto agli altri, dovremmo svolgere i normali compiti come lavorare e studiare per evitare di dare nell'occhio, mentre la sera tardi e la mattina presto ci divideremo in gruppi per perlustrare la zona della foresta.>> Annuì poco eccitato e afferrai una brioche dal cestino che si trovava in mezzo al tavolo, e iniziai a mangiarla.
Si sentiva un chiacchiericcio e vidi tutti impegnati in alcune discussioni, solo io mi tirai fuori dal trambusto consumando lentamente la brioche.
<<andrè, ma cosa facciamo se per caso veniamo attaccati da uno di questi “esseri”?>>. La voce di Alex fece calare il silenzio. Tutti guardarono il ragazzo stupiti e visibilmente confusi dalla domanda.
<<bhe Alex io....>>
<<l'unica cosa e combatterli...>> dissi interrompendo la frase di Andrè che mi guardò in cagnesco, ma ripresi senza farci troppo caso <<...se ci attaccano noi restituiamo loro la cortesia, certo dobbiamo stare molto attenti a non essere feriti gravemente, questo è chiaro, dato che non sappiamo ancora quali siano i loro potenziali poteri...>>
<<certo! Buttiamo all'aria secoli di fatiche per tenere segreta la nostra esistenza in una frazione di secondo! Bella trovata Jack!>> mi abbaiò contro Andrè visibilmente indispettito dalla mia affermazione. Posai la brioche sul tavolo e lo guardai a mia volta.
<<certo perché la tua idea di farsi fare a pezzi da loro è migliore? Stai sicuro Andrè che non ci attaccheranno mai in città, ne va della segretezza anche della loro razza non penso siano cosi stupidi...>>.
Tutti si guardarono annuirono alle mie parole. Ne avevo abbastanza della discussione cosi mi alzai e mi misi lo zaino in spalla, poi prendendo la porta principale, quella da cui eravamo entrati il giorno prima e iniziai a camminare sul marciapiede verso la scuola senza aspettare gli altri che dovevano venire a scuola. Misi l'mp3 alle orecchie e infilai le mani in tasca. L'aria era pungente quella mattina, ma la mia identità mi impediva di sentirlo come realmente era. Arrivai a scuola dopo non so quanta strada, ma mi accorsi subito che ero in perfetto orario. Rimasi qualche secondo a fissarla, poi sospirai e decisi di trascinarmi in segreteria per iscrivermi. La scuola era molto più di quello che mi sarei aspettato, avendo frequentato sempre scuole italiane. Questa era molto grande, ricca di laboratori e aule magne. Aveva anche una mensa, cosa assolutamente nuova per me, e numerose aule. Avevo già sperimentato gli armadietti in una delle scuole italiane, ma dover tornare a usarne uno mi disorientava parecchio. Cercai di seguire le indicazioni che chiedevo a qualche studente che mi passava vicino, e alla fine riuscii a trovare la segreteria.
Entrai bussando. L'interno della stanza era di un singolare rosso sangue, mentre le scrivanie e i banconi erano in metallo. Mi avvicinai e mi poggiai con un gomito sul bancone in attesa di essere ricevuto. Mi si avvicinò una signora anziana con i capelli canuti e due grandi occhiali in faccia.
<<cosa posso fare per lei?>> mi chiese con tono gentile.
La guardai per un secondo, poi tirai fuori dalla borsa i miei documenti personali.
<<sono venuto a completare l'iscrizione a questa scuola. Questo è il certificato di trasferimento...>> le dissi porgendole i fogli.
Lei si sistemò meglio gli occhiali e iniziò ad esaminare i documenti.
<<cosi lei è l'atteso signor Taylor! Finalmente la stavamo attendendo con ansia ,signore! Lo abbiamo iscritto a tutti i corsi da lei richiesti e indirizzato al corso da lei preferito.>>.
La signora si chinò sotto il bancone da cui estrasse un mucchio di carte dove andò a ricercare un documento che doveva contenere la richiesta di trasferimento, poi mi porse il documento indicando con il dito uno spazio vuoto.
<<una firma qui...>>
Presi la penna che c'era sul bancone e firmai. Lei ritirò il foglio e controllò poi sorrise soddisfatta. Dalla pila di documenti tirò fuori un altro foglio e me lo mostrò.
<<ecco questo è per lei, è l'orario delle lezioni della settimana>>.
Si guardò intorno e poi mi diede un bigliettino. Abbassò il tono della voce, come se non volesse farsi sentire da nessuno.
<<questo invece è un bigliettino che mi è stato affidato da alcune persone le quali mi hanno detto che dovevo consegnarlo a lei...penso sia il buono per i libri scolatici...>> disse sorridendo poi tornò a parlare con lo stesso tono ce aveva prima <<per il resto ora deve solo andare in classe con il foglio che ha appena firmato e il professore l'accoglierà a braccia aperte>>.
Annuii e con la mano accennai un timido saluto mentre uscivo dalla porta della segreteria. Mentre camminavo per il corridoio guardavo il biglietto che avevo in mano e mi concentrai sulla scritta: “buono pagamento libri scolastici” e alla fine c'era il mio nome.
“Accidenti” mi sorpresi “questa volta mi stanno stupefacendo!”.
Risi al pensiero del modo in cui il consiglio ci stava trattando. Due erano le spiegazioni: o ci ringraziava davvero o ci stava avvicinando il più possibile a lui. Alzai lo sguardo e iniziai a leggere tutte le scritte delle aule sulle porte finché non trovai l'aula di storia dove avevo la mia prima ora. La porta della classe era già chiusa. Bussai delicatamente e aprii la porta. Il professore mi guardò e appena mi vide il sorriso illuminò il suo volto caramello. Si alzò e mi venne incontro porgendomi la mano che strinsi con forza. Poi guardò la classe.
<<ragazzi questo è il nuovo ragazzo di cui vi avevo parlato, il signor Tayler. Lui è italiano e si è trasferito qui da poco, quindi cercate di essere gentili con lui chiaro?>>.
Diedi il foglio al professore che lo guardò aggiungendo un <<perfetto>> alla fine. Mi voltai ad osservare la classe in cerca di un banco vuoto. Lo trovai. Terza fila, secondo posto ala sinistra.
<<perfetto, vicino al muro>> osservai.
Mi incamminai verso il mio banco mentre con gli occhi scrutavo tutti i volti degli studenti che mi guardavano in modi diversi: in alcuni, sopratutto le ragazze, ammirazione mentre in quasi tutti i maschi disprezzo e fastidio.
Mi voltai verso la mia fila e guardai gli occhi blu della ragazza seduta davanti vuotot. Le mi fisso ugualmente ma nei suoi occhi non scorgevo nulla.
Appena le passai vicino sentii il suo odore e gli occhi fissi su di me. Iniziai a sentirmi strano: la tesa mi girava, le narici erano infuocate e bruciavano insieme ai polmoni. Poi arrivò la fitta al petto che mi fece mugolare.
Feci un passo più lungo per arrivare al mio banco al quale dovetti appoggiarmi.
<<signor Tayler si sente bene?>> mi chiese il professore mentre tutti si erano voltati verso di me.
Alzai la mano e aprii la bocca per far entrare una boccata d'aria.
L'odore della ragazza mi invase la bocca e una fitta mi prese alla testa.
“Ma che ha?” sentii una voce nella mia testa mentre combattevo contro il dolore. Subito capii cosa era successo e cacciai con forza e decisione i suoi pensieri dalla mia testa alzando una barriera protettiva.
La coscienza di quello che era successo mi colpi in pieno volto come uno schiaffo be assestato. “L'elska”. Sapevo che era lei.
Ne avevo riconosciuto la reazione avendola già vista quando era successo ad Andrè.
Notai che la ragazza si era girata per guardarmi e io la fissai negli occhi. In quel secondo contatto capii che mi ero incondizionatamente innamorato di lei e che non avrei potuto, e non avrei voluto, stare lontano da lei. Ma anche un altra verità mi colpi, forse più violentemente della prima: non avrei potuto dirle chi ero e per questo avrei dovuto esserle solo amico. Come avrei potuto esserle solo amico se il mio corpo e la mia mente la reclamavano in ogni singolo istante della mia insignificante esistenza?
 
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